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Massafra, firme sospette: il caso che divide e indigna la provincia di Taranto

Un’inchiesta lampo alla vigilia delle elezioni accende i sospetti. Perrini, il più votato alle scorse regionali, difeso dagli elettori. Il dubbio: un fuoco amico dentro Fratelli d’Italia.

A Taranto e in provincia non si parla d’altro. Il caso delle firme sospette per le ultime comunali di Massafra ha aperto una ferita politica che sembra più elettorale che giudiziaria. L’inchiesta, chiusa in tempi rapidissimi, ha destato sorpresa e incredulità: in pochi mesi si è arrivati a un punto fermo, proprio alla vigilia della presentazione delle liste per le regionali. Un tempismo che lascia più di un dubbio.

Tra i nomi tirati in ballo c’è anche quello di Renato Perrini, il consigliere regionale che alle scorse elezioni ha raccolto oltre diecimila preferenze, risultando il più votato della provincia. Un dato che non è soltanto numerico, ma politico: Perrini è considerato da molti cittadini come un punto di riferimento, non soltanto dagli elettori di Fratelli d’Italia, ma anche da chi ha visto in lui un impegno concreto, soprattutto sul fronte della sanità.

Ed è proprio qui che nasce l’indignazione. In tanti, ascoltati dalla nostra redazione, hanno espresso rabbia per quello che viene percepito come un attacco orchestrato. “Una porcata”, la definiscono in molti, perché sembra evidente che il ruolo di Perrini in questa vicenda sia marginale, mentre al contrario il suo consenso è cresciuto negli anni grazie al contatto diretto con le persone e alle battaglie condotte in Consiglio regionale.

Come riportato anche da altre testate, tra cui Puglia Press, la vicenda ha i contorni di un’operazione di fuoco amico. Non un attacco esterno, non l’avversario politico che colpisce, ma manovre interne a Fratelli d’Italia, proprio nella provincia di Taranto. Qualcuno – o forse qualcuna – talmente ambiziosa da spingersi a tutto pur di emergere, anche a costo di indebolire chi oggi rappresenta la figura più forte del partito sul territorio.

Resta un fatto: la raccolta firme è sempre stata un terreno scivoloso, non privo di ombre. Spesso le commissioni elettorali scartano firme ritenute non valide e molte liste non vengono ammesse. Ma qui il punto non è questo. Qui la rapidità dell’inchiesta, chiusa in pochissimi mesi e proprio alla vigilia della presentazione delle liste, lascia un retrogusto amaro.

Più che un atto di giustizia, sembra una mossa politica. E a Taranto, tra la gente, la sensazione è una sola: Perrini, ancora una volta, è nel mirino. Non degli avversari di sempre, ma di chi, dentro casa sua, teme la forza di un consenso che continua a crescere.

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