La Capitaneria di porto – Guardia Costiera di Taranto, sotto il coordinamento della Procura della Repubblica, ha eseguito un’ordinanza emessa dal G.I.P. del Tribunale di Taranto. Quattro soggetti sono stati destinatari di misure cautelari per attività illecite legate alla gestione e combustione di rifiuti. L’operazione, denominata “Vulcano”, ha portato alla scoperta di una discarica abusiva di oltre 10.000 mq nella zona di Masseria Capitolo, nel territorio di Taranto.
Discarica abusiva scoperta a Taranto durante l’Operazione Vulcano
Secondo quanto emerso dalle indagini della Guardia Costiera, i soggetti coinvolti avrebbero realizzato un sistema organizzato per la raccolta, il trasporto e lo smaltimento illecito di rifiuti speciali, pericolosi e non. I rifiuti, provenienti da attività commerciali e privati, venivano abbandonati in maniera incontrollata e successivamente bruciati per ricavarne residui metallici destinati alla vendita.
L’area interessata, situata su demanio marittimo pubblico, era priva di qualsiasi autorizzazione e iscrizione all’Albo dei Gestori Ambientali, ad eccezione della categoria 4-bis. Le emissioni nocive derivanti dalla combustione, tra cui gas e fumi tossici, hanno provocato gravi danni ambientali e rischi per la salute pubblica, anche a causa della vicinanza all’area SIN di Taranto, già altamente compromessa.
Sequestri, reati contestati e gravi ripercussioni ambientali
Tra i reati contestati figurano la gestione e combustione illecita di rifiuti (art. 256 e 256-bis del D.Lgs. 152/2006), emissioni moleste (art. 674 c.p.) e occupazione abusiva di demanio marittimo (art. 1161 del Codice della Navigazione). Le misure cautelari disposte includono arresti domiciliari, obbligo di firma e interdizioni professionali per un anno.
La Guardia Costiera ha inoltre sequestrato cinque autocarri utilizzati per il trasporto illecito dei rifiuti e ha documentato il coinvolgimento di ulteriori soggetti imprenditoriali. Alcune imprese sono state sorprese a smaltire illecitamente rifiuti pericolosi come elettrodomestici, frigoriferi contenenti clorofluorocarburi, pneumatici e arredi ingombranti.
Secondo le autorità, la mole e la natura dei materiali combusti hanno avuto un impatto ambientale considerevole. L’operazione ha svelato una filiera ecocriminale articolata e sistematica, finalizzata al profitto in violazione della normativa vigente, inclusa la Direttiva 2008/98/CE sull’End of Waste e le disposizioni del Regolamento UE n. 333/2001.
Le indagini della Guardia Costiera, durate diversi mesi, hanno ricostruito con precisione il quadro delle responsabilità, documentando numerose condotte illecite e consolidando gravi elementi di prova a carico degli indagati.
Per tutti i soggetti coinvolti vige il principio di presunzione di innocenza fino a sentenza definitiva.
Prossimi sviluppi e misure a tutela dell’ambiente
L’area sequestrata sarà sottoposta a interventi di bonifica ambientale. Le autorità preposte valuteranno ulteriori responsabilità, anche in ambito imprenditoriale. La Guardia Costiera continuerà a monitorare il territorio per prevenire nuove forme di inquinamento illegale.
Le indagini dell’Operazione Vulcano rappresentano un passo significativo nella tutela dell’ambiente e nella lotta alle attività ecocriminali nella provincia di Taranto.