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Renato Perrini: “Sanità a Taranto, servono fatti e non tagli di nastro”

Renato Perr candidato alla Regione Puglia

Il capogruppo uscente di Fratelli d’Italia in Regione Puglia racconta cinque anni di battaglie per la sanità jonica. Dal San Cataldo agli ospedali di provincia, fino al rapporto diretto con i cittadini

Negli ultimi cinque anni Renato Perrini, capogruppo uscente di Fratelli d’Italia alla Regione Puglia, è diventato un punto di riferimento costante per la provincia di Taranto. Non per appartenenza politica, ma per presenza, coerenza e impegno quotidiano.

È lui che in questi anni ha dato voce a chi non ne aveva: pazienti, medici, operatori sanitari, famiglie. Da Grottaglie a Manduria, da Castellaneta a Taranto, chiunque abbia vissuto un disservizio sanitario sa che Perrini è sempre pronto a intervenire.

Proprio per questo, il suo consenso elettorale è cresciuto in modo esponenziale. Non ha mai cercato applausi, ma soluzioni. E la gente ha capito la differenza.

Un politico concreto, lontano dagli slogan

Renato Perrini non cambia linguaggio a seconda del pubblico. Dice le cose come stanno, anche quando non conviene. In Consiglio regionale è stato la voce più costante sui temi della sanità tarantina, denunciando i problemi con precisione e proponendo soluzioni concrete.

“Ho visto pazienti attendere ore e medici esausti. Taranto è stata lasciata indietro, e chi paga il prezzo sono i cittadini.”

Ha messo sotto la lente di ingrandimento le carenze di personale, i concorsi bloccati e la disorganizzazione del 118. Il suo metodo è pragmatico: studiare gli atti, verificare i dati e chiedere risposte immediate.

“Ogni segnalazione riceve una risposta. Fare politica significa esserci, non apparire.”

San Cataldo, la grande promessa tradita

Il nuovo ospedale San Cataldo di Taranto doveva rappresentare la svolta. Doveva chiudere una stagione di emergenze e disservizi, ma oggi è ancora un cantiere.

Perrini lo aveva previsto già nel 2016, quando denunciò che i 150 milioni stanziati non sarebbero bastati. Oggi, infatti, la spesa ha superato i 350 milioni di euro.

Il problema non è la struttura, ma la gestione. Si è costruito un ospedale pensando ai muri e non alla sanità che li doveva abitare. Nessuno ha programmato personale e reparti.”

“Il San Cataldo per aprirlo ci vorranno ancora due anni, ma questo non lo diranno in campagna elettorale.”

Una dichiarazione che fotografa la realtà senza filtri. Taranto non ha bisogno di tagli di nastro, ma di reparti che funzionano davvero. Serve programmazione, non propaganda. Costruire e organizzare devono camminare insieme.

Gli ospedali di frontiera che tengono in vita la sanità jonica

Mentre il San Cataldo resta sospeso, la sanità provinciale continua a reggersi sugli ospedali di frontiera. Manduria, Castellaneta, Martina Franca e Moscati: strutture che fanno la differenza tra assistenza e abbandono e che, secondo Perrini, non vanno toccate ma potenziate.

“Non possiamo dimenticare gli ospedali di territorio: Grottaglie, Massafra e Mottola devono continuare a essere punti di riferimento fondamentali per i cittadini. L’ ospedale di Grottaglie deve restare un presidio vivo, un ospedale che lotta, soprattutto per garantire un pronto soccorso realmente potenziato e capace di rispondere alle urgenze. Massafra, per la sua posizione strategica all’uscita autostradale, va considerata una struttura chiave nella rete sanitaria provinciale, con reparti da rafforzare e un ruolo da consolidare. E poi c’è Mottola, che oggi rappresenta un centro importante per l’autismo e che va sostenuto e sviluppato. Dobbiamo continuare a investire in prevenzione, creando poliambulatori specialistici e nuovi reparti dedicati, perché Mottola può diventare a tutti gli effetti un ospedale di territorio moderno, vicino alle persone e ai loro bisogni.”

“Guai a chi pensa di chiuderli. Sono la spina dorsale del territorio. L’unico ospedale che potrà essere sostituito è il Santissima Annunziata, ma tutti gli altri vanno potenziati.”

Dalla Regione ai quartieri: la sanità che deve tornare vicino alla gente

Negli ultimi anni, le azioni di Perrini hanno contribuito a spingere la Regione Puglia a intervenire su diversi fronti: nuove assunzioni, reparti scoperti, turni in emergenza. Ha chiesto trasparenza e responsabilità, ma soprattutto una presenza sanitaria reale nei quartieri più fragili.

Nei Tamburi e a Lido Azzurro ha proposto l’apertura di una guardia medica stabile, perché la sanità deve stare dove c’è bisogno, non dove conviene politicamente.

Una politica che ascolta

Anche chi non lo vota riconosce a Renato Perrini una qualità rara: la coerenza. Non ha mai cercato il consenso facile, ma ha costruito fiducia giorno dopo giorno. In un tempo in cui la politica cambia discorso a seconda del vento, Perrini ha scelto la stessa linea di sempre: lavorare, rispondere, esserci.

La sua storia è la dimostrazione che la politica può ancora essere utile se resta vicina alla realtà. E se, come ripete spesso, la politica serve solo se serve alla gente, allora la sua battaglia per la sanità jonica resta una delle poche vere storie di coerenza e servizio che la Puglia può raccontare oggi.

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